Idealmente dovremmo essere preparate fin da ragazzine, perché la cultura della Buona Nascita la si apprende fin da bimbe, attraverso i racconti della propria madre anzitutto, ma anche attraverso l’assorbimento esperienziale col quale ogni bambino cresce e diventa poi un adulto. Impariamo a mangiare attraverso l’esempio e l’imitazione di chi si prende cura di noi, osservandone i gesti fin da molto piccoli e sfruttando la nostra innata capacità di imitazione. Allo stesso modo impariamo a camminare, a parlare, ad esprimere i nostri bisogni, la nostra affettività: osserviamo e a nostra volta ripetiamo. Perché partorire e accudire un figlio dovrebbe essere diverso? Forse un tempo, quando le famiglie erano grandi famiglie allargate, questo apprendimento tramite l’imitazione era più facile ed istintivo, certo. Ma siamo anche figlie di un’epoca storica in cui i tabù sessuali e la conseguente scarsa conoscenza e consapevolezza del proprio corpo e della propria sessualità di certo non favoriscono l’apprendimento per assorbimento ed imitazione dell’essenza dell’essere donna e in seguito madre. Anche per le nostre madri è stato così, forse anche peggio, tanto è vero che noi donne-future madri di oggi siamo più “a rischio” proprio perché avremmo avuto necessità di una preparazione che non abbiamo avuto.
Dal momento che purtroppo questa “preparazione” non c’è stata, ecco l’importanza di un percorso che cominci il prima possibile in gravidanza, finalizzato a ri-apprendere quella conoscenza e consapevolezza di sé necessarie per trovare la fiducia nelle proprie capacità fisiche ed emozionali per far spazio alla vita nascente, partorire ed accudire il bambino. Perché se è vero che siamo geneticamente predisposte per questo, lo è altrettanto il fatto che spesso lo dimentichiamo o non ci crediamo. Ecco che la gravidanza assume un significato molto importante e delicato: un percorso di conoscenza (di sé, del nascituro, dei propri mezzi, dei propri limiti e delle proprie capacità di riconoscerli e superarli…), di riappropriazione di quell’innata capacità, una strada verso la fiducia nei propri mezzi, un momento di intima connessione col bambino, non una mera attesa fine a se stessa.
Certo che se viviamo quei nove mesi in funzione della visita ginecologica mensile in cui in 15 minuti qualcun altro ci dice se il feto si sta sviluppando, se la placenta funziona fisiologicamente e gli esami del sangue e delle urine sono nella norma, ecco che rischiamo di perdere un’occasione preziosa di crescita e maturazione. Il tempo scorre, gli unici indicatori che ci rassicurano che tutto procede per il meglio sono quelli forniti in quell’unico appuntamento mensile mentre durante il tempo che intercorre tra un controllo e quello successivo ci lasciamo divorare dall’ansia del dubbio che tutto sia nella norma, non avendo altri indicatori, non riuscendo a fare affidamento sui messaggi che il corpo ci invia e sul nostro istinto tenuto a tacere. Questo vuol dire perdere un dono prezioso che la gravidanza porta con sé!
Quell’incontro mensile (e non solo quello, perché la relazione che si instaura con chi accompagna la gravidanza va molto oltre il solo incontro mensile) può essere invece l’occasione per compiere un buon percorso di vera preparazione alla nascita e alla maternità. Come? Insieme ad una professionista di fiducia che conosca le mille particolarità dell’essere donna e a tal punto la fisiologia della maternità sotto ogni sua sfaccettatura, che possa prendere per mano la futura Madre e accompagnarla attraverso questo percorso risaltandone le peculiarità e l’unicità, aiutandola a (ri)scoprire l’enorme energia creatrice insita in lei, insieme a quell’istinto primordiale che la rende non solo adatta a tale compito, ma LA PIU’ adatta!
Questa figura è l’Ostetrica, per molti ancora relegata alla sala parto, ma alla quale sempre più donne si affidano e con la quale instaurano quel rapporto di fiducia, rispetto, ascolto reciproci essenziali in ogni relazione umana e ancor più durante i mesi dell’attesa, quando una Donna da figlia e compagna si appresta a diventare Madre. Il tutto ovviamente senza tralasciare gli aspetti più clinici, perché essere accompagnate dall’Ostetrica durante la gravidanza vuol dire anche poter contare su una professionista formata e aggiornata che non lascerà nulla al caso, tanto che per prime le Linee Guida Italiane redatte dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2011 consigliano la presa in carico della donna con gravidanza fisiologica da parte dell’Ostetrica. Anche la logica e la semantica stessa ci vengono in aiuto: il medico è colui che cura, il professionista specializzato nella patologia, l’ostetrica è la professionista della fisiologia. E se ormai abbiamo capito che la gravidanza non è una malattia ma normalità, fisiologia, tanto quanto il processo digestivo o la circolazione sanguigna piuttosto che gli scambi gassosi a livello degli alveoli polmonari, ecco che nella stragrande maggioranza dei casi non serve andare dal dottore. Certo non sempre le cose seguono soltanto la fisiologia, ma una brava professionista della fisiologia è assolutamente in grado di captare ogni minima variazione da essa e consultare il medico di riferimento al fine di garantire la salute e il benessere di quella Donna e del suo Bambino, obiettivo comune ad entrambi!
Donne, future Mamme, non sprecate un’occasione così preziosa di compiere un percorso tanto importante per voi come Donne anzitutto: Buona Attesa!
Emanuela Rocca